Sacrificio Culturale e Didattico in Italia
Quando si parla di cultura e di insegnamento, il Bel Paese si fa vanto di poter contare su un sistema scolastico alla portata di tutti e variegato, senza mettere in difficoltĆ le famiglie italiane con debiti universitari da centinaia di migliaia di euro (come potrebbe succedere negli Stati Uniti, ad esempio).
Dalle aule delle nostre universitĆ sono emersi professionisti e ricercatori famosi in tutto il mondo, che una volta usciti dal proprio bozzolo di anni di studio, hanno spiegato le ali e si sono sparpagliati in varie nazioni, contribuendo al processo scientifico, medico e culturale.
Non ĆØ solo il presente a parlare di cultura, ma il nostro passato: nonostante lāImpero Romano abbia cannibalizzato quello greco, acquisendone divinitĆ e retaggio culturale, nel corso dei secoli lāItalia ĆØ diventata la culla rinascimentale del mondo: prima ancora che le Americhe venissero travolte dalla guerra coloniale, in Italia (e in particolare in Toscana) avevamo Lorenzo deā Medici, conosciuto anche come Il Magnifico.
La sua morte avvenne proprio nello stesso anno della scoperta di Cristoforo Colombo e il suo nome si va a unire a una serie molto nutrita che rappresentano il retaggio italiano: Italia, paese di santi, poeti e navigatori (e molti altri ancora).
Tornando al presente, però, sembra che lāItalia (e gli italiani, per estensione del termine), non guardino allo Stivale vedendolo per come ĆØ, ma osservandolo con un caleidoscopio che mostra solo come era in passato.
Mentre ci facciamo vanto della storia del nostro paese che ha toccato lāEuropa e il mondo, non facciamo niente per tutelarla: siti storici vengono lasciati alla mercĆ© del tempo e lāunico momento in cui si ĆØ mostrato dellāinteresse per le statue che popolano le nostre piazze, ĆØ stato quando queste hanno rischiato di essere distrutte.
Siamo fieri dei nostri ricercatori ma i fondi per la ricerca vengono costantemente tagliati e lāimpoverimento culturale che ormai da anni viene applicato con sempre maggior pressione sul Bel Paese ha generato una corrente di pensiero pericolosa per il progresso scientifico e culturale.
Corrente che mina il valore degli studi, delle ricerche e dei risultati conseguiti, un eco dei tagli economici e sociali che nel corso del tempo si sono fatti sempre più marcati.
La domanda che sorge spontanea è la seguente: se il passato italiano è quello di un paese di poeti, santi, navigatori, architetti e pittori⦠qual è il futuro che stiamo dipingendo in questo momento? Le tempere che stiamo utilizzando riusciranno a vincere la prova del tempo e la gente che vivrà nel Bel Paese tra 200, 500 o 1000 anni guarderà al nostro presente elogiandolo per la sua lungimiranza?
O gli anni 2000 verranno ricordati nella storia come un secondo Medioevo, un periodo di chiusura e di oscuritĆ , confermando al tesi spesso ripetuta della ciclicitĆ della storia?
La fortuna di vivere questo periodo ĆØ il poter vederne le sfaccettature: quando il presente diviene storia, ĆØ lāelemento di maggior rilievo a caratterizzare un periodo storico. Per questo ĆØ necessario lottare per preservare e promuovere la cultura, cosƬ che questa vinca sempre (anche se di poco) sullāignoranza.
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